L'inverno del 1932 - Le origini

Le prime notizie relative al nucleo originario del futuro cantiere degli Azzurri risalgono all'inverno del 1932 quando due gruppi di giovani amici foianesi si impegnano in modo spontaneo, ognuno all'insaputa dell'altro, nella costruzione di carri allegorici per partecipare alle manifestazioni carnevalesche che già da alcuni anni vengono organizzate nel paese, con "carri matti" e altre invenzioni bizzarre.

Sotto ripari di fortuna, realizzati addirittura con un tendone teso tra un albero e i locali dell'attuale "Albero Azzurro" e in quelli dell'ex cooperativa "Badilanti", entrambi situati in via della Resistenza, prendono vita "Ritorno dalla Pampas" e "La lingua delle donne".

Lo spirito aggregativo che unisce i primi cantieristi è soprattutto dettato dall'amicizia, dalla voglia di divertirsi e dall'esigenza di avere dei luoghi di ritrovo dove trascorrere momenti di svago in un'epoca che non offriva certo le occasioni di oggi.

 

Nel carnevale del 1933 il frutto di questo lavoro, tutto sommato improvvisato, porta comunque il carro "Ritorno dalla Pampas" alla vittoria del primo premio che probabilmente funziona da collante tra le due fazioni.

L'edizione riscuote gran successo, entusiasma oltremodo gli artefici delle realizzazioni, tanto che l'anno successivo alla gara partecipa un unico insieme compatto di persone confluite dai due gruppi che viene denominato "Azzurri".
°L'appellativo nasce dall'uso dominante di questo colore nella loro opera. Le maschere che accompagnano il loro carro poi, indossano una divisa celeste, quasi bianca per quanto appare cangiante e brillante, come i colori del cielo.

Sono frequenti i trasferimenti dei componenti da cantiere a cantiere e ciò non deve stupire perché il tratto peculiare del Carnevale di Foiano, unico nel suo genere, è certamente l'assenza di una divisione rionale o di contrada. L'adesione al cantiere dipendeva e dipende tutt'oggi da scelte personali, legate a rapporti di amicizia o parentela.

Fin dai primi anni le mascherate, costituite da giovani azzurri e azzurre, trovano sistemazione sul carro e con la loro allegria animano la sfilata. I costumi, gli accessori e tutto il necessario per far bella figura e apportare lustro al proprio carro sono fabbricati anch'essi artigianalmente e nascono dall'estro di donne, mogli, madri, sorelle e fidanzate dei cantieristi.

Ricorda ancora oggi Valfrido Angori con quanto orgoglio e felicità indossò il frac cucito appositamente per lui nell'edizione del 1935 per comparire, ancora bambino, nel carro "Le nozze di Re Giocondo n°3". Successivamente lo indossò a ogni occasione importante (per esempio nei veglioni) e lo conservò per anni come magnifico cimelio, testimonianza della propria storica fedeltà al cantiere.

 

Nel 1934 gli Azzurri presentano "Lo Scarpino" un carro dalle dimensioni di quattro metri di lunghezza e due e cinquanta di larghezza, circa la metà degli attuali, che viene costruito nei ricoveri di fortuna dell'anno precedente.

Si narra che reperire fondi necessari a coprire le spese contratte per la costruzione di questo carro, i cantieristi abbiano organizzato feste danzanti e recite, purtroppo con scarsi risultati.

Intanto "Specciolone" impastava i ritagli della carta che prelevava dalla propria tipografia di "Piazzalta" con la colla e quanto gli colava dal naso per il troppo freddo ma la passione e l'entusiasmo non conoscono barriere e conducono alla prima vittoria ufficiale del neonato cantiere azzurro!

 

 

1934 Lo scarpino - Carro 1° classificato ex aequo

1933 Ritorno dalla Pampas - Carro 1° classificato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tratto da "AZZURRI - 80 anni di storia, memoria, aneddoti, curiosità"